Re di Francia. Quarto figlio del delfino Luigi e fratello minore di Luigi XVI, a
lui molto superiore per intelligenza e cultura; dal 1791 visse in esilio, prima
a Verona, poi a Mitau in Curlandia, ospite dello zar Paolo I, dapprima con il
titolo di reggente, in nome del minorenne Luigi XVII, poi di erede presuntivo,
indi di re. Salito al trono di Francia con la restaurazione dei Borboni (aprile
1814), e appoggiato da Taillerand, ottenne per la Francia dagli alleati i
confini del 1792 e concesse in pari tempo la costituzione che garantiva una
monarchia temperata. Durante i "cento giorni" si allontanò da Parigi,
ritornandovi dopo la battaglia di Waterloo, sotto la protezione del duca di
Wellington; ebbe la saggezza di ridurre al minimo le epurazioni e le vendette.
Seguì un indirizzo liberale, in opposizione ai circoli radicali e
reazionari facenti capo a suo fratello, il conte di Artois, moderò le
decisioni della cosiddetta "Camera Introvabile", eletta nel 1815, la quale
giudicava troppo blanda l'azione dei ministri E. Decaze e A.E. Richelieu. La
nuova camera, eletta nel 1819, fu decisamente liberale, ed ebbe
l'incoraggiamento di
L. XVIII che però, causa l'uccisione del duca
di Berry (1820), dovette scioglierla sotto la pressione del consiglio della
Corona e degli ambienti reazionari che ebbero la maggioranza nella nuova camera
(1821), l'atteggiamento della quale lo spinse all'intervento in Spagna (1823).
Colto, volterriano convinto, assertore di nuovi indirizzi economici,
lasciò la Francia in piena ripresa produttiva e finanziaria (Versailles
1775 - Parigi 1824).
Ritratto di Luigi XVIII